Forse mi succede perché amo la fantascienza, le ucronie, la teoria del Multiverso, Philip K. Dick e Rick and Morty. Forse perché erano anni che non trascorrevo più di una settimana all’estero (l’ultima volta è stato in occasione del mitico Interrail post maturità, eoni fa). Forse perché il Portogallo è diverso dall’Italia, ma in fondo non così tanto. Forse perché sono pazzo, semplicemente.
Fatto sta che da quando vivo a Lisbona (ben dieci giorni) ho la sensazione di trovarmi in un universo parallelo. Ed è bellissimo. La gente parla una lingua strana, esotica e incomprensibile, che però assomiglia vagamente alla mia. Alcune parole sono uguali, ma hanno un significato completamente diverso. Morbido significa morboso e birra vuol dire capriccio. Se voglio un gelato dell’Algida (che qui si chiama Olá), posso prendere Cornetto, Calippo, Magnum e Solero senza problemi, ma non il Cucciolone. Non esiste. In compenso c’è il PERNA DE PAU (“trampolo”), un bizzarro mix fra Cremino e Fior di fragola. Per strada incappo nel poster pubblicitario della nuova stagione di “A Guerra dos Tronos” e al cinema fanno “Amigos amigos, telemóveis a parte” (ovvero “Perfetti sconosciuti”, siamo ai livelli di “Se mi lasci ti cancello”).
Insomma, sembra la stessa dimensione spazio-temporale, ma non lo è. Provo una specie di Mandela Effect potenziato con doppio salto mortale carpiato. A proposito, anch’io sono lo stesso eppure sono un altro. Mi guardo allo specchio e ho la sensazione di avere i capelli più lunghi e la carnagione più scura. Dite che è dovuto al tempo che scorre e al sole che abbronza? Naaah, troppo banale. La mia mente è finita nel corpo del mio doppelgänger di questo universo, è evidente.
(Sì, sono pazzo. E pure un po’ morbido.)